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Una lettura politica del regolamento sugli imballaggi e dell’Ue che verrà

Perché il governo e l’industria esultano se nel regolamento sugli imballaggi, approvato negli scorsi giorni dal Parlamento europeo, l’economia circolare perde pezzi? Il provvedimento nato nell’era del Green Deal e modificato poco prima delle elezioni di giugno appare emblematico dei nuovi equilibri di potere

Il regolamento sugli imballaggi conferma una regola aurea del giornalismo: quando il fatto in sé non è nuovo, a farlo diventare notiziabile può concorrere la discussione attorno al fatto. Così è accaduto con il voto di mercoledì scorso del Parlamento europeo, che ha approvato senza grandi sorprese il testo di cui, soprattutto in Italia, si discute da tempo e su cui qui su EconomiaCircolare.com avete potuto leggere in maniera approfondita. Non sono emerse grandi novità rispetto all’accordo di marzo tra Parlamento e Consiglio, e la norma è stata approvata in via definitiva con 476 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni.

“Per limitare gli sprechi – scrive il Parlamento europeo – è stata stabilita una proporzione massima di spazio vuoto del 50% che si applicherà agli imballaggi multipli e a quelli per il trasporto e per il commercio elettronico. In aggiunta, fabbricanti e importatori dovranno garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo. Determinati tipi di imballaggi di plastica monouso saranno vietati a partire dal 1° gennaio 2030. Tra questi figurano gli imballaggi per frutta e verdura fresche non trasformate e per i cibi e le bevande consumati in bar e ristoranti, le monoporzioni (ad esempio condimenti, salse, panna da caffè e zucchero), i piccoli imballaggi monouso utilizzati negli alberghi e le borse di plastica in materiale ultraleggero al di sotto dei 15 micron. Per evitare effetti nocivi sulla salute, il testo vieta l’utilizzo dei cosiddetti inquinanti eterni, ovvero le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), al di sopra di determinate soglie negli imballaggi a contatto con prodotti alimentari”.

Nella lunga trafila  europea, quello della scorsa settimana è il terzultimo passaggio, l’ultimo a livello sostanziale. Adesso bisognerà attendere l’approvazione formale del Consiglio e poi la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea prima che il testo entri in vigore. Quel che è certo è che il proposito della Commissione di ridurre gli imballaggi (del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040), e in particolare i rifiuti da imballaggio in plastica, risale al 2019, quasi un’era geologica fa se consideriamo le incredibili trasformazioni politiche avvenute in questi anni nel Vecchio Continente. Il testo ufficiale della Commissione, presentato nel 2022, è stato poi ampiamente modificato. E nella sua attuale e ultima versione il Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR) è ampiamente indicativo di cosa avrebbe voluto essere l’Ue nel 2019 e di cosa è diventata nel 2024.

 

di Andrea Turco

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